“Il diritto di essere persona nasce con il primo respiro. L’intensità con cui avvertiamo questo diritto si riflette nel nostro modo di respirare. Se respirassimo tutti come fanno con naturalezza gli animali, il nostro livello energetico sarebbe alto e soffriremmo raramente di stanchezza o depressione cronica. Ma nella nostra cultura il respiro è per lo più poco profondo e si ha la tendenza a trattenerlo. Peggio ancora, non ci si accorge neppure di avere problemi di respirazione. Ci si butta invece a capofitto nella vita, fermandosi di quando in quando solo per dire agli altri che ‘si ha appena il tempo di respirare “( A. Lowen, La spiritualità del corpo, Astrolabio, Roma, 1991; pag. 37).
Con queste parole, il padre dell’analisi bioenergetica, Alexander Lowen, sottolinea il ruolo fondamentale di una corretta respirazione per la salute dell’intero organismo, sia per quel che concerne gli aspetti organici che psichici.
Oggigiorno, molte sono le discipline e le pratiche nelle quali si consiglia di respirare bene e profondamente: lo yoga, ad esempio, utilizza da sempre gli esercizi di respirazione nella sua pratica fisica e spirituale.
Ma perché è così importante respirare in maniera corretta? E soprattutto, perché così tante persone trovano difficoltoso respirare profondamente, quando la respirazione dovrebbe essere ciò che di più naturale e semplice esiste, dato che nasciamo con essa?
In primo luogo, va sottolineato il fatto che attraverso la respirazione, noi riceviamo l’ossigeno necessario ad alimentare i nostri processi metabolici che a loro volta ci forniscono l’energia di cui abbiamo bisogno. Ne consegue che un organismo ben ossigenato avrà a disposizione una maggiore quantità di energia e vitalità, da spendere nella vita di tutti i giorni.
Il modo in cui respiriamo ci dice molto di noi, del nostro modo di esistere nel mondo, di reagire allo stress e di affrontare gli eventi della vita. E ’infatti, una specie di cartina tornasole che, se ascoltata, può rivelarci sia il nostro stato fisiologico ed emozionale del momento, sia il modo in cui abitualmente reagiamo alle situazioni quotidiane.
Al contrario di altre discipline, l’analisi bioenergetica non insiste sull’apprendimento di una pratica specifica di respirazione. Proprio perché l’organismo è saggio e sa come respirare, solitamente l’invito è quello di “reimparare a lasciarsi respirare”, cioè a sciogliere gradualmente i blocchi che limitano una respirazione naturale. Non si tratta, pertanto, di “fare”, bensì di lasciarsi andare al libero flusso della respirazione, così come fanno i bambini, a cui nessuno ha dato le istruzioni.
Una respirazione sana è un’azione di tutto il corpo, nel senso che tutte le sue parti, anche se non attivamente implicate, sono influenzate in maggiore o minor misura dalle onde respiratorie che lo attraversano. La respirazione profonda, in stato di quiete, interessa la cavità addominale inferiore che si gonfia nell’inspirazione e si svuota nell’espirazione. Anche il torace si espande verso l’esterno, però, la respirazione rilassata è più addominale che toracica.
Molte persone, soprattutto nel mondo occidentale, respirano per lo più in maniera superficiale: a volte hanno difficoltà nell’inspirazione, quindi si tengono prevalentemente “sgonfie”, limitando i movimenti alla zona del diaframma, con scarso coinvolgimento dell’addome e del torace. Altre trovano più difficile espirare completamente e respirano per lo più a livello toracico: si tengono “gonfie”, piene d’aria. Altri individui, ancora, respirano invece in modo ansioso: inspirazione ed espirazione si susseguono in maniera repentina e superficiale, anche in questo caso con scarsa mobilità di addome e torace.
Come mai nasciamo liberi di respirare, fluidi, integrati e ci ritroviamo da adulti bloccati, ansiosi, depressi o in apnea? Cosa è successo al nostro respiro?
Su questo aspetto ci sarebbe molto da dire e forse non basterebbero mille manuali.
Sinteticamente, si può affermare che il modo in cui respiriamo riflette tutte le esperienze vissute che hanno contribuito alla formazione di noi adulti, oggi. Il modo in cui respiriamo riflette le nostre paure, le nostre difese, il modo in cui ci rapportiamo alla vita, all’istintualità, al dolore e al piacere.
Respirare profondamente significa sentire più profondamente: se tratteniamo il respiro molto probabilmente ci sono sensazioni o sentimenti che abbiamo imparato a “lasciar fuori” per i motivi più disparati: senso di colpa, dolore, tristezza, paura di perdere il controllo, ansia, rabbia e anche piacere. Eh già, perché anche concedersi di provare piacere può essere un tabù per qualcuno e può terrorizzare…sembra strano e assurdo ma è così, fidatevi.
C’è poi da dire che la nostra società, oggi come noi mai, non rispetta i bisogni del corpo e spesso gli individui si trovano a doversi adattare, fin da piccolissimi, a ritmi e tempi frenetici: gli stessi bambini hanno ormai poco tempo per ascoltarsi, sentire il proprio respiro, rispettarsi e veder rispettati i propri tempi di crescita. Si ha poca fiducia in ciò che viene naturale, controlliamo tutto: potere, denaro, fama ed efficienza hanno preso il sopravvento sull’ascoltare le sensazioni, i bisogni e i sentimenti. Non c’è da stupirsi se fin da piccolissimi impariamo a trattenere e controllare il respiro così come i sentimenti e gli stati d’animo “scomodi”, non in linea con i “diktat” che esplicitamente o meno, la società odierna ci impone.
Ricapitolando, quindi, respirare in maniera superficiale ci porta a:
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Avere meno ossigeno a disposizione nell’organismo, quindi a una minor energia e vitalità del corpo
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Avere una scarsa tolleranza allo stress e agli eventi della vita quotidiana, perché meno energia a disposizione, significa anche meno resilienza
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Avere una scarsa sensibilità rispetto a se stessi, alle proprie sensazioni, stati d’animo, bisogni, emozioni e limiti, perché respirare poco, significa anche tagliare fuori e non sentire parti di noi (non essere consapevoli di certe emozioni, non significa che poi le stesse non esistano e che non vengano somatizzate o agite senza controllo)
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Avere scarsa sensibilità rispetto agli altri, perché chi non sente se stesso, faticherà anche a “sentire” gli altri, nonché a riconoscere e rispettare le sensazioni e i sentimenti altrui
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Avere meno consapevolezza di sé e minor possibilità di scegliere realmente cosa è bene per sé
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Vivere una vita meno piena, appagante e gioiosa.
Eh si, lo so, questo elenco può spaventare. Nessuno vuole sentirsi dire cosa si perde. Vorremmo soltanto il positivo. Ma ci siamo dentro più o meno tutti, in misura maggiore o minore. Già il solo fatto di vivere in questa società, coi suoi ritmi e i suoi tempi, porta quasi tutti a vivere in uno stato di apnea. Quante volte davvero ci fermiamo ad ascoltarci? Quante volte chiediamo a noi stessi come stiamo?
La notizia positiva c’è: possiamo imparare ad ascoltarci, stare con noi stessi e possiamo iniziare a dedicarci anche solo qualche minuto ogni giorno. Possiamo reimparare a respirare naturalmente e sentirci liberi dentro…gradualmente, senza forzature.
Anche chi non pratica meditazione, yoga, bioenergetica o altre pratiche specifiche può iniziare a prendere consapevolezza del proprio modo di respirare.
Gli esercizi per favorire una respirazione più fluida e naturale sono molti e non è possibile illustrarli in questa sede con completezza. Ne delineerò qualcuno, rimandando a testi più specifici nelle indicazioni bibliografiche, per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento secondo una prospettiva bioenergetica.
Innanzitutto, è importante prendere pian piano consapevolezza di come ci si lascia respirare. Senza giudizi, critiche, tentativi di controllare il respiro. Lasciatevi respirare, così come vi viene e ascoltatevi. Punto. E non barate…
Esercizio n°1- Ascoltare il respiro
Stendetevi a terra su un materassino, una coperta o un tappeto. Piegate le ginocchia e appoggiate le piante dei piedi a terra. I piedi devono stare aderenti al suolo ad una distanza di circa 40 cm l’uno dall’altro. Portate la testa più indietro possibile, senza forzare eccessivamente la gola e il collo. Poggiate le vostre mani sul ventre, all’altezza delle ossa pubiche e respirate a bocca aperta con naturalezza per un minuto. Se potete, emettete un suono o un sospiro ad ogni espirazione: aiuta a respirare e favorisce il rilascio delle tensioni.
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Avete sentito il ventre sollevarsi a ogni inspirazione e abbassarsi ad ogni espirazione?
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Il torace si è mosso in armonia con l’addome o è rimasto rigido?
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Avete sentito delle tensioni nelle varie parti del corpo?
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La voce esce agevolmente o provate difficoltà ad emettere un suono?
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Quali sensazioni prevalenti provate?
Se avete sentito delle tensioni o dei blocchi nel respirare, va bene. Sono li, ci sono. Prendetene consapevolezza e la prossima volta respirateci “dentro”. Potete ripetere l’esercizio più volte in momenti diversi e vedere se cambia qualcosa. Anche nei vari momenti della giornata, abituatevi a prestare attenzione a come respirate, senza per forza voler cambiare. Accettate ciò che è. Prendere consapevolezza è il primo passo per poter cambiare, con rispetto e amore nei vostri confronti.
Esercizio n°2 – Espirare
Sempre sdraiati come nell’esercizio precedente, inspirate ed emettete un suono (ad esempio ahhhhh) ad ogni espirazione, finché non c’è più aria nei polmoni. Non forzate il suono, lasciate semplicemente che l’aria finisca. Poi tornate ad inspirare e ricominciate, il tutto per quattro o cinque volte. Questo esercizio vi permette di avvertire in che misura riuscite a lasciar uscire l’aria dai polmoni, cioè a “lasciarvi andare”. Se temete di andare in iperventilazione e sentire che è troppo per voi, regolatevi e ispirate quanto potete. Interrompete pure l’esercizio se provate disagio o sensazioni disturbanti, potrete riprovare un’altra volta. Se sentite che affiorano sentimenti di tristezza o voglia di piangere, fatelo se riuscite. Il pianto è un ottimo modo per approfondire il respiro. Prendete consapevolezza di tutto ciò che avviene, senza giudizio. Ciò che è, è.
Esercizio n° 3
Mettetevi sdraiati, come nell’esercizio n° 1 e sotto alla schiena, appena sotto alle scapole, posizionate una coperta o un cuscino arrotolati in modo da aprire il torace. Se volete, fatevi aiutare da qualcuno nel posizionare la coperta. Dovete sentire il torace che si apre ma senza che ciò vi arrechi disagio eccessivo o malessere. Se ciò avviene, scivolate in giù e interrompete l’esercizio. Con la coperta arrotolata sotto la schiena e il bacino aderente al suolo, lasciatevi respirare naturalmente, sempre con la bocca socchiusa e se riuscite emettete un suono ad ogni espirazione. State in questa posizione finché va bene per voi. Se emergono sensazioni, sentimenti o stati d’animo tollerabili, di qualunque tipo, accettateli e accoglieteli. Semplicemente accettate ciò che è. Se emergono sensazioni non tollerabili, gradualmente interrompete l’esercizio, spostatevi su un fianco o lasciatevi scorrere in giù e tornate alla respirazione abituale.
N.B
Da sdraiati, evitate di alzarvi improvvisamente, per evitare cali di pressione. Passate prima su un fianco, poi vi mettete a gattoni e gradualmente iniziate a tornare in posizione eretta, raddrizzando prima le gambe, poi il bacino, il tronco, il collo e per ultima, la testa.
“Essere pieni di vita significa respirare profondamente, muoversi liberamente e sentire con intensità.”
Alexander Lowen